Giorgio SANGALLI2, Angelo MACRÌ1,2, Valeria MARINI3, Francesca MATTIOLI3, Michele IESTER2
1 IRCSS – Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino IST – Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, Genova
2 DINOGMI – Dipartimento di Neuroscienze, Oftalmologia, Genetica e Materno-Infantile dell’Università degli studi di Genova, Genova
3 Sezione di Farmacologia e Tossicologia Clinica del Di.M.I. dell’Università degli Studi di Genova, Genova
INTRODUZIONE E OBIETTIVI
L’umor acqueo è un liquido trasparente e incolore che riempie la camera anteriore e la camera posteriore del bulbo oculare.
Viene secreto dai corpi ciliari in camera posteriore a una velocità di 2,2 mm3/ minuto1 e da qui raggiunge la camera anteriore attraverso la pupilla; viene successivamente drenato a livello dell’angolo irido-corneale attraverso il trabecolato, il canale di Schlemm, le vene acquose e le vene episclerali.
Tra le sue funzioni, l’umor acqueo partecipa al metabolismo del bulbo apportando elementi nutritivi ed eliminando residui metabolici.
Con un volume di circa 300 mm3, l’umor acqueo costituisce il 3% del volume totale del bulbo e si dispone per 4/5 in camera anteriore e per 1/5 in camera posteriore2. Ha un peso specifico di 1,0059 e una viscosità di 1,0253, inferiore a quella plasmatica e molto simile a quella dell’acqua.
L’indice di rifrazione è di 1,336 e il pH è leggermente più acido rispetto al plasma, con un valore di 7,214. Come altri fluidi interstiziali, è composto essenzialmente da acqua, che ne rappresenta il 98,75%5, in cui sono disciolte numerose sostanze…